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Molteplici azioni per limitare la processionaria, ma la presenza in diverse aree boschive è purtroppo diffusa

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Queste settimane di primavera sono quelle in cui si dischiudono i nidi della processionaria, un insetto che può essere causa di inconvenienti igienico-sanitari per le persone e gli animali (in particolare cani) che risiedono o si soffermano in prossimità delle aree interessata da tale fenomeno, essendo i peli delle larve fortemente urticanti ed irritanti per le mucose e gli occhi, oltre che causa di danni alle alberature. Spiega l’Assessore all’Ambiente, di Castelnovo, Chiara Borghi: “In questi mesi, prima di arrivare a primavera, abbiamo condotto molteplici azioni per limitare la diffusione della processionaria, come del resto stiamo facendo da diversi anni nell’ambito di una campagna di bonifica. Abbiamo distrutto alcune centinaia di nidi in aree verdi pubbliche, come ad esempio la pineta di Monte Bagnolo, iniziando in inverno con l’ausilio di una squadra attrezzata per salire sugli alberi, e consultando anche i Carabinieri Forestali. Siamo intervenuti su tutte le zone frequentate. Purtroppo in alcune non è risultato possibile accedere fino alla cima degli alberi, perché troppo alti e fragili, per cui non siamo riusciti a togliere tutti i nidi. Abbiamo anche cercato di utilizzare metodi diversi: ora che è iniziato il periodo della schiusa, testeremo delle trappole sperimentali che agiscono sulle larve, intrappolandole, ma intanto dobbiamo richiedere di fare attenzione ai cani, ai bambini e alle persone sensibili in queste settimane, specialmente frequentando le zone dove è possibile siano presenti i nidi”. Conclude Chiara Borghi: “Ricordiamo che il Comune ha emesso da tempo anche un’ordinanza che riguarda le aree verdi private, i cui proprietari sono chiamati a distruggere i nidi di processionaria: purtroppo c’è chi non la osserva, e chi si trova di fronte ai nostri stessi problemi logistici ed anche volendo non riesce a farlo. Del resto ci confrontiamo con una situazione ambientale anomala: diverse specie di conifere presenti sul nostro territorio non sono autoctone, sono state messe a dimora nei primi decenni del ‘900, e mentre nelle zone in cui crescono naturalmente, ad altitudini più elevate, la processionaria non trova l’ambiente più adatto per diffondersi, qui da noi prospera e la sfida per cercare di debellarla è davvero molto complessa”.