Sabato 23 marzo alle ore 21, al Teatro Bismantova è in programma la presentazione del nuovo film documentario “l’Appennino che suonava”, di Alessandro Scillitani. Un film che è anche un viaggio, nei luoghi dell’Appennino reggiano in cui vissero e operarono i suonatori popolari tra fine ‘800 e metà degli anni ’70 del secolo scorso. Il racconto di un aspetto così profondamente legato all’identità dei territori, viene utilizzato come spunto per raccontare un periodo in cui la musica era al centro della vita della comunità, e le danze antiche erano ancora presenti. La suggestiva e coinvolgente narrazione di un territorio dove il progresso sembrava arrivare più lentamente che nella pianura padana, in cui la gioia, la festa di un momento musicale, fosse per un evento, una fiera, o completamente improvvisato in osteria o in piazza, erano fondamentali nella vita di ogni borgo. Così il regista Alessandro Scillitani racconta la nascita del progetto: “Io prima ancora che regista sono un musicista, e quindi sulle tematiche, potremmo dire, di etnomusicologia mi sono sempre sentito coinvolto. Su questi aspetti c’era già una forte attenzione nel documentario “Ritorno sui monti naviganti” del 2017. Questa nuova opera invece nasce perchè l’amico Riccardo Varini tempo fa mi parlò dell’esistenza di una ricerca condotta negli anni ’70 sulla musica tradizionale e gli strumenti antichi dell’Appennino, che mi incuriosì molto. Un germe che è rimasto lì fino a quando ho avuto l’opportunità di conoscere Bruno Grulli, autore di quella ricerca, che mi ha messo a disposizione la sua straordinaria esperienza, e materiale realizzato attraverso un lungo lavoro mai interrotto. Abbiamo avuto modo di incontrare i figli o anche nipoti di quegli storici musicisti, e per me è stato un tuffo nelle radici del territorio, nei balli, i canti e gli strumenti che un tempo erano al centro di feste e momenti di socialità”.
Un lavoro che poteva risultare di interesse strettamente “locale”, ma non è così come conferma Scillitani: “Ci sono peculiarità e caratteristiche di questa musica, ma soprattutto dei momenti di incontro in cui essa era protagonista, che si riscontrano anche in altri territori. Ho fatto ad esempio una presentazione del film a Genova, e ha avuto un successo straordinario: credo sia un tema che prescinde gli aspetti storici e musicali. Nelle furlane, i balli dei gobbi, balli di gruppo poi soppiantati dal liscio e da danze più standardizzate e prevalentemente di coppia, c’è il senso di una socialità ancestrale, che coinvolgeva persone di tutte le età”. Un mondo andato perduto? “Il titolo del film è “L’Appennino che suonava”, ma credo che sia anche l’Appennino che suonerà, perchè in questi temi ci sono le basi del nostro stare bene insieme, e quindi dal passato ci sono elementi che resistono e resisteranno anche in futuro”.
Alessandro Scillitani è autore di documentari, musicista e cantante. Delle sue opere cura sceneggiatura, regia, montaggio e musiche. Dal 2011 collabora con il noto scrittore e giornalista Paolo Rumiz. La colonna sonora di quest’ultimo film è costituita dalle musiche, registrate all’epoca della ricerca dai portatori originali o riproposte oggi da musicisti che reinterpretano quei brani: Emanuele Reverberi, Paolo Simonazzi, Filippo Chieli, Remo Monti, Riccardo Varini.
Appuntamento sabato al Teatro Bismantova alle ore 21 (ingresso 7 euro, ridotto 4.50 euro). È previsto l’intervento del regista che dialogherà con il Vicesindaco Emanuele Ferrari, e alcuni brani musicali saranno suonati dal vivo al termine della proiezione.
Info: www.teatrobismantova.it
21Mar 2019
Sabato 23 marzo la presentazione del documentario di Alessandro Scillitani “L’Appennino che suonava”
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