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Fino al 14 maggio è possibile visitare a Palazzo Ducale la mostra di Melchiorre Pietranera

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Fino al 14 maggio è possibile visitare, a Palazzo Ducale, la mostra dedicata al medico, pittore e poeta Melchiorre Pietranera, scomparso nel 2003, che ha segnato per molti anni la realtà culturale del paese, scegliendo comunque una posizione defilata, lontana da protagonismi, in linea con il suo carattere. “La dimora della fragilità” è il titolo della mostra, aperta nelle scuderie di Palazzo Ducale, in via Roma, ogni venerdì, sabato, domenica e festivi dalle ore 16 alle 19, fino appunto al 14 maggio.

Pietranera è stato un medico che ha lavorato per tanti anni sul territorio della montagna, contraddistinto da una grande professionalità ma anche umanità e disponibilità. Nell’arco di tutta la sua vita è stato anche un artista, a tutto tondo, dedicandosi sia alla pittura che alla poesia. Nato a Reggio Emilia nel 1921, iniziò fin da bambino a frequentare lo studio del pittore Giuseppe Menozzi, con il quale ha mantenuto una profonda amicizia. Arrivato in montagna nel 1950 come direttore del Dispensario Antitubercolare di Castelnovo Monti, ha iniziato a partecipare a diverse mostre, collettive e personali, l’ultima mentre era ancora in vita allestita nel 2002.

Sulla mostra in corso afferma l’Assessore alla Cultura, Emanuele Ferrari: “Questa fase iniziale dell’esposizione ci ha confermato come Pietranera fosse una figura carissima a tanti nostri cittadini. A partire dal suo impegno quotidiano come medico responsabile del dispensario di via Boschi, unito alla sua intensa e silenziosa attività di artista e poeta. Professione e passioni che lo hanno contraddistinto per tutta la vita. In comune al desiderio autentico di coltivare l’umanità, di saperla cogliere e accogliere in ogni sua manifestazione, anche là dove c’è il suo limite e dove c’è il suo pianto. In quella dimora della fragilità dove si può trovare sempre spazio e tempo per ricercare bellezza ed eterno, mito e Logos, dedicandosi agli altri e nel contempo scoprendo in profondità se stessi, la propria vocazione, il proprio modo di salvare il mondo. Un esempio luminoso e concreto di presenza discreta, di spirito e pensiero incarnati”.

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